Fine e inizio
La
poesia di
Wislawa Szymborska,
Circolo Voltaire,
Bologna, 2003
Canzoni di A. Strappa Poesie di Wislawa Szymborska
Presentazione di Luana Trapè
L’opera della S. si inscrive in una tendenza della poesia polacca che adotta una lingua chiara e comune per una forte presa sulla realtà nella quale non esistono graduatorie, tutto ha lo stesso grado d'importanza. Anche il lessico della Szymborska è semplice, ma soltanto in apparenza; in realtà esso si giova di una scaltra padronanza dei vari strumenti linguistici, metrici e fonici; anche il verso libero si nutre di un’intima precisione. La vocazione della Szymborska è certamente antisentimentale e antiretorica, la sua poesia è fatta di cervello e di cultura, di riflessione, lucidità e lieve ironia. Tutto ciò non le è di ostacolo nella comprensione della verità umana, alla quale, anzi, la poetessa è vicinissima proprio perché lontana e distaccata, come una Sibilla. Dal lessico chiaro, dal tono colloquiale, traspaiono la passione della vita e la compassione dei viventi (nel senso etimologico di comprendere le vicissitudini e dividere le sofferenze), il suo Io è un Noi fatto di tante identità perché ella possiede un’anima inquieta e mimetica, capace di trasferirsi in altri corpi. Sull’inestricabile nodo della vita la Szymborska proietta la luce dell’intelletto, tessendo magistralmente l’esistenza individuale con la storia, che ella tiene continuamente d'occhio senza tuttavia fare riferimenti diretti ad eventi precisi.
FINE E INIZIO (ritmo - quasi una saga, una canzone popolare)
Dopo ogni guerra c'è chi deve ripulire. In fondo un po' d'ordine da solo non si fa…
…C'è chi deve spingere le macerie ai bordi delle strade per far passare i carri pieni di cadaveri…
…C'è chi ascolta annuendo con la testa non mozzata Ma presto lì si aggireranno altri che troveranno il tutto un po' noioso…
…Chi sapeva di che si trattava deve far posto a quelli che ne sanno poco. E meno di poco. E infine assolutamente nulla…
Ad una testimonianza così diretta e partecipe della storia si accompagna senza soluzione di continuità la celebrazione dello spettacolare o minuto manifestarsi della natura, in cui sempre è presente l’uomo, questa mente interrogante che continuamente ricerca, vaga e indaga.
Nella I poesia musicata, IL CIELO, uno sguardo cosmico spalanca una finestra sulla vertigine del cielo che non è soltanto intorno, sopra e sotto di noi, ma intesse tutto il nostro corpo.La tecnica di avvicinamento è usata mirabilmente per produrre un effetto opposto, lo spaesamento we la perdita d'orizzonte In una poesia molto precedente la Szymborska, fondendo Kant e Pascal, diceva “il cielo stellato sopra la canna pensante, la legge morale in lei”.
L’indagine esistenziale continua in FORSE TUTTO QUESTO. La poetessa, che dedica grande attenzione alle scienze naturali e la fisica, affronta qui temi di forte interesse anche per la letteratura contemporanea (Borges): Noi siamo forse creature in vitro, osservate al microscopio da scienziati, con oggettivo distacco? E la vita come avviene? E’ il destino o il caso a metterla in moto? I più minuti fatti quotidiani e le grandi questioni metafisiche vengono fatti conflagrare, seguendo la lezione dei contrasti tratta dai grandi maestri russi.
In AMORE A PRIMA VISTA questi stessi interrogativi vengono applicati all’innamoramento. Gli innamorati pensano che l’amore possa sorgere all’improvviso sono entrambi convinti che un sentimento improvviso li unì. In realtà il caso, non ancora pronto a mutarsi in destino, spesso li fa incontrare tante volte, prima, quante volte le loro mani si sono sfiorate o hanno toccato gli stessi oggetti! Era la prova generale, con attori inconsapevoli, di una commedia che si sarebbe sviluppata in seguito. A proposito di questa poesia il regista Kieslowsky ha dichiarato che essa parla esattamente del suo Film rosso, che, egli è certo che la poetessa non avesse visto... E’ la prova che due persone che non si conoscono, non hanno a che fare l’una con l’altra, non hanno alcuna influenza reciproca, possono sentire come importante nello stesso tempo una stessa cosa, pensano che la medesima cosa possa costituire l’oggetto di una poesia o di un film.
Se l’amore è tutto fatto di sfumature, d'incertezze, di sfaccettature, L’ODIO, che dà il titolo alla quarta poesia, è un sentimento deciso, senza esitazioni. Qui irrompono di nuovo le considerazioni storiche: profonda conoscitrice della psicologia di massa, la scrittrice, con occhio filmico e grandi campiture, descrive a vividi colori gli eccidi del Novecento, le bellezze create dall'odio Splendidi i suoi bagliori nella notte nera. Magnifiche le nubi degli scoppi nell'alba rosata. Innegabile è il pathos delle rovine.
Ma ella, creatrice di possenti squarci, è capace anche di imbastire leggere filigrane, come in NON OCCORRE TITOLO. Con occhio amoroso e sguardo ravvicinato alle piccole cose percepisce il fitto e intricato ricamo delle circostanze/Il punto della formica nell’erba/ l’erba cucita alla terra./ Il disegno dell'onda in cui si infila un ramoscello.
16 MAGGIO 1973. Sorride divertita, la poetessa, al pensiero che noi umani pretendiamo di scoprire qualcosa del passato primordiale da cui ci divide un abisso millenario, quando non siamo in grado neanche di ricordare con esattezza il nostro passato privato e vicino. Ella sa bene, infatti, che se le venisse chiesto di ricostruire una giornata qualsiasi della sua vita, non ricorderebbe niente di preciso. Qui usa il procedimento modernissimo della litote, afferma negando.
La poesia IL GATTO IN UN APPARTAMENTO VUOTO parla di lutto e di solitudine. Come si diceva all’inizio, è dall’espressione retorica dei sentimenti che la Szymborska si tiene rigorosamente distante, non dai sentimenti stessi. Qui la distanza necessaria per non farsi travolgere dal dolore è data dall’assunzione in prima persona della psicologia di un gatto che ha subito la perdita di una persona insostituibile. Non siamo precipitati anche noi umani nel medesimo abissale stupore per un identico accadimento, di cui non riuscivamo a darci una spiegazione? Nello stesso vuoto spalancato da chi non c’era più e si ostinava a non esserci?
NULLA E’ IN REGALO è un brivido, una riflessione metafisica, una constatazione che mai abbiamo firmato un contratto, abbiamo dato il nostro consenso a che la nostra vita iniziasse e soprattutto, poi, finisse.La protesta contro tutto ciò, dice, noi la chiamiamo anima. /E questa è l'unica voce/ che manchi all'inventario.
COMMEDIOLE è uno degli esempi della levità ironica della poetessa. Un’ originale visione degli angeli, spogliati di paludamenti mistici, trascendenti, idealistici. Degli angeli veramente ingenui che apprezzano, più che le tragedie degli uomini, il riso e le loro comiche che applaudono con le ali.
UNA VERSIONE DEI FATTI è un’inedita, affascinante storia dell’inizio della nostra esistenza, come se avessimo potuto scegliere se vivere, come, quando e dove. All'inizio con tristezza ed orrore/ respingemmo gran parte/ dei destini individuali/ a noi dati in visione, poi, malgrado tutto, ecco la partenza. Allora lo sguardo intenerito della poetessa si rivolge verso l’incosciente fiducia e le temerarie speranze di piante, animali ed esseri umani, che senza alcuna certezza ed assicurazione, scelgono di intraprendere un viaggio dal quale si sa soltanto che non si torna, o, almeno, non nella stessa direzione.
E’ UNA GRAN FORTUNA L’uomo è fatto di tempo e il tempo non si fa conoscere. Allora, per comprendere veramente il mondo bisognerebbe prendere le distanze dal movimento del tempo, dagli accadimenti minuti e quotidiani, in una parola, dalla vita. Per fortuna ciò non è possibile!
AD ALCUNI PIACE LA POESIA Che cos’è la poesia? Il dubbio, come spesso avviene nella letteratura del Novecento, è la Musa della Szymborska: e questa è un bene perché l’assenza di dubbio ha creato sovente proclami, sopraffazioni e molti morti.
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